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IL VECCHIO BIZZARRO 431

Ottavio. Li pagherò.

Pantalone. Mo quando li pagherala?

Ottavio. Aspetto le mie rimesse.

Pantalone. No s’ha da aspettar le rimesse. La li ha da pagar drento de vintiquattro ore.

Ottavio. Colui che mi ha guadagnato, non è persona che meriti una rigorosa pontualità.

Pantalone. La pontualità, patron caro, no la riguarda quel che ha da aver, ma quel che ha da dar. Avanti de zogar, bisognava considerar se el ziogador giera degno de ela; adesso el xe un creditor, e un creditor de zogo, che in ogni maniera s’ha da pagar. Mi m’ho intromesso, perchè nol ghe usa un insulto, ma no perchè nol sia sodisfà; e adesso, oltre la so reputazion, ghe xe de mezzo la mia, e ghe digo che la lo paga, e se no la lo pagherà, l’averà da far con mi. La toga la cossa da bona banda. Son un omo che parla schietto, son uno che non ha mai sofferto bulae; ma che ha sempre condannà le cattive azion. La ghe pensa, e ghe son servitor. (parte)

SCENA IV.

Ottavio, poi il Servitor del casino.

Ottavio. Anche questi mi vuol soverchiare. Ma no; per dir il vero, ha ragione; parla da uomo, e deggio arrendermi alla verità. Ho perduto, mi convien pagare. Vi va della mia riputazione. Quest’uomo pratica in una casa, dove son conosciuto. Chi è di là?

Servitore. Comandi.

Ottavio. Vi è il mio servitore?

Servitore. Sì signore; vi è.

Ottavio. Che venga qui.

Servitore. La servo. (parte)