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IL VECCHIO BIZZARRO 453


la causa, lasciar Flamminia, perder tutto, e precipitarmi. Il signor Pantalone mi darà il mio bisogno. Sul mio anello non mi negherà i cinquanta zecchini, e se me li negasse, corpo di bacco, averà da fare con me. È vero che mi ha sollevato da un debito con uno che mi potea svergognare, ma non mi basta. Sono alla disperazione, e non ho altra RIsorsa che questa.

SCENA ii.

Florindo ed Ottavio.

Florindo. Signor Ottavio, vi riverisco.

Ottavio. Schiavo suo. (sostenuto)

Florindo. Voi mi guardate assai bruscamente.

Ottavio. Per causa vostra ho perduto stamane l’osso del collo.

Florindo. Per causa mia?

Ottavio. Sì, per causa vostra. Io son così; quando giuoco con soggezione, perdo sicuramente.

Florindo. Compatitemi, non ho preteso di mettervi in soggezione. Se me l’aveste avvisato prima, sarei partito.

Ottavio. Perchè non andarvene, quando ve l’ho detto?

Florindo. Pochi momenti mi son di poi trattenuto.

Ottavio. Basta, è fatta; convien pensare al rimedio.

Florindo. Caro Ottavio, possibile che non vogliate una volta aprir gli occhi, e tralasciar di giuocare? Il cielo vi ha dato uno stato comodo da poter viver bene ne! vostro grado. Che volete di più? Il giuoco è per i disperati. Il giuoco ha la sua origine o dall’avarizia, o dall’ambizione. Ravvedetevi una volta, e amate meglio la vostra quiete, la vostra salute, e la vostra riputazione.

Ottavio. Sì, lo farò. Lascierò il giuoco sicuramente.

Florindo. Se così farete, tutti gli amici vostri con voi si consoleranno, ed io più degli altri; io, che oltre il vincolo dell’amicizia, deggio avere con voi quello ancora della parentela. Mia sorella sarà vostra sposa. Non vi sarà che dire sopra di ciò. Scusatemi, se trasportato dalla collera questa mattina...