Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/48

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44 ATTO PRIMO

Aspasia. Non m’avete dato nulla.

Onofrio. Come?

Luigi. (Che pazienza!) (da sè) Li avete messi in tasca.

Onofrio. Ah sì. Ora me ne ricordo. Eccoli.

Luigi. Ma quelli sono cinquanta, e non cento.

Onofrio. Se volete venir con me, ve li darò tutti cento.

Aspasia. Sì, andiamo.

Luigi. Verrò anch’io, se mi volete.

Onofrio. Siete padrone.

Luigi. Caro signor cognato, siete il più buon uomo del mondo.

Onofrio. Io voglio bene a tutti. Andiamo a contentar donna

Aspasia.

Luigi. E poi beveremo la cioccolata.

Onofrio. E poi beveremo la cioccolata. (ridendo parte)

Aspasia. Oh che bernardone! (parte)

Luigi. Così li vorreste voi altre donne. (parte)

SCENA V.

Camera di Pantalone con tavolino, bilanciette da oro, e varie monete.

Pantalone e Traccagnino.

Pantalone. Traccagnin.

Traccagnino. Signor.

Pantalone. Va a véder cossa che fa mia muggier.

Traccagnino. M’imagino che la starà ben.

Pantalone. Va a veder se la laora, se la lezze, se la scrive, se la sta alla fenestra.

Traccagnino. E se la fusse al licet?

Pantalone. Voggio saver cossa che la fa.

Traccagnino. Gnor sì. (Per el salari ch’el me dà, ho anca da far el spion). (vuol partire)

Pantalone. Senti, sora tutto varda ben se la parla segretamente con Argentina. Ascolta tutto, e vienmelo a contar a mi.