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IL VECCHIO BIZZARRO 473

Pantalone. La parla pur liberamente. No la se metta in suggezion. Ho gusto che la me diga el so cuor.

Flamminia. Il mio cuore, signor Pantalone, è poco inclinato per il signor Ottavio.

Pantalone. Mo perchè? Non aveveli trattà de sto matrimonio?

Flamminia. Sì, è vero. Quando poco lo conoscevo.

Pantalone. Adesso donca la xe pentìa?

Flamminia. Pentitissima. So il suo modo di vivere, contrario affatto alle mie inclinazioni.

Pantalone. El so cuor a cossa saravelo inclinà?

Flamminia. A quello che mi sarà difficile di ottenere.

Pantalone. Che vuol dir mo?

Flamminia. Ad un uomo di senno, ad un uomo di merito, ad uno che preferire sapesse l’onore alle frascherie; e se la sorte mi offerisse un tale partito in questa città, vi giuro che mi reputerei fortunata.

Pantalone. (Ho inteso. La me vol imbonir. No ghe credo. Le xe tutte compagne). (da sè)

Flamminia. (Questa mia sincerità non gli dovrebbe esser discara). (da sè)

Pantalone. Mi per mi la conseggio, co la se voi mandar, tor uno del so paese.

Flamminia. Io non disprezzo la patria dove son nata; ma Venezia mi piace più; da questa riconosco l’origine, e vi resterei volentieri.

Pantalone. Donca no la gh’ha mai volesto ben a sior Ottavio?

Flamminia. Pochissimo sempre; ed ora meno che mai.

Pantalone. Perchè gh’ala promesso?

Flamminia. Per compiacere Fiorindo.

Pantalone. In sto stato de cosse, no so cossa dir. Non ho coraggio de indurla a far un passo, che ghe poi esser de inquietudine e de tormento. La scusi se l’ho incomodada, e la me permetta che vaga....

Flamminia. Fermatevi, signore, non mi abbandonate sì presto, per amor del cielo.