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96 ATTO QUINTO
Madama. A me un affronto?

Contessa.   Eh via, Madama, siate buona.
Di tutta questa casa voi siete la padrona.
Offendervi non credo, se per divertimento,
Vi prego don Alessio attendere un momento.
Madama. Qui vi è qualche mistero.
Contessa.   No certamente, amica,
Quello che fan là dentro, volete ch’io vel dica?
D’accordo tutti tre dispongono la cena.
Oh! guardate chi viene. Vien donna Rosimena.
Venite qua, sedete, che ballerem di nuovo.
(A finger m’insegnasti, e fingere mi provo). (da se)
Madama. (Attendo ancora un poco). (siedono)
Baronessa. Ecco la vecchiarella.
Marchesa.   E vien colla figliuola.
Baronessa. E con don Peppe. Oh bella!

SCENA V.

Donna Rosimena, donna Stellina, don Peppe e detti.

Contessa. (Va incontro a donna Rosimena.)

Oh donna Rosimena! Ecco la vostra sedia.
Sì tardi?
Rosimena.   Sono stata a veder la commedia.
Contessa. Come riesce?
Rosimena.   Non so.
Stellina.   Mi ha fatto tanto ridere.
Peppe. Or ora nel Ridotto si sentirà a decidere.
Contessa. E in versi?
Peppe.   Sì signora; ma naturali e piani.
Rosimena. Venuta è la diarrea de’ versi martelliani.
Contessa. Un verso ch’era morto appena dopo nato,
Chi mai creduto avrebbe veder risuscitato?
Stellina. Per me non me n’intendo; ma il verso mi consola.
Rosimena. Donna Stellina intende. E poi è mia figliuola.