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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/158

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150 ATTO SECONDO


Orazio. Bisognerebbe spicciarsi presto. Avete avvisata la signora Costanza?

Flamminio. L’ho avvisata; mi ha detto che or ora verrà qui da voi.

Orazio. Ha mostrato piacere, quando le avete detto che io le voleva parlare?

Flamminio. Non lo so, da giovane da bene; non lo so, da soldato onorato.

Orazio. Che gesti ha fatto, quando le avete parlato di me? Ve ne ricordate?

Flamminio. Sì, me ne ricordo. Ha fatto il bocchino, è divenuta rossa, pareva che si vergognasse, mi ha detto vengo subito, e poi è corsa a guardarsi nello specchio.

Orazio. (Si vede che costei ha dell’inclinazione per me). (da sè) Ma quando viene? Il tempo vola, e noi possiamo essere sorpresi.

Flamminio. Or ora verrà. Intanto vi farò vedere come giuoco la bandiera.

Orazio. No, caro amico, ciò si farà un’altra volta: fatemi grazia di sollecitar a venire la signora Costanza, o noi andiamo da lei.

Flamminio. Facciamo come volete... ma zitto, che sento venir qualcheduno.

Orazio. Che sia vostra sorella?

Flamminio. Sì, è ella senz’altro. La conosco al ticchete tacchete delle scarpette.

Orazio. Eccola per l’appunto. È dessa.

Flamminio. Via, presto, non vi fate pregare. (verso la scena)

Orazio. Torna indietro? Perchè? (a Flamminio)

Flamminio. Venite qui; non vi vergognate. (come sopra)

SCENA II.

Ottavio e detti.

Ottavio. Che volete voi da Costanza? (a Flamminio con isdegno, venendo dalla parte opposta)

Flamminio. Oh! siete già ritornato?