Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/203

Da Wikisource.

L'IMPOSTORE 195


nè per farvi paura. Ditemi tutto con verità. (Questi è un sempliciotto, per quello ch’io vedo). (da sè)

Flamminio. Vi dirò, io non so dove si sia nascosto; ma se anche lo sapessi, non ve lo potrei dire.

Caporale. No? Perchè?

Flamminio. Perchè ho giurato di non dirlo a nessuno.

Caporale. Almeno ditemi il nome di quello che si voleva nascondere.

Flamminio. Oh, questo ve lo dirò volentieri.

Caporale. Via, ditelo.

Flamminio. Non me ne ricordo.

Caporale. Era forse un certo capitano Orazio?

Flamminio. Sì, bravo: era lui.

Caporale. E non sapete dove si sia nascosto?

Flamminio. Non lo so certamente. Voleva andar sul tetto, ma senza scala non ci sarà andato.

Caporale. Era qui dunque.

Flamminio. Era qui.

Caporale. Per di là non è andato.

Flamminio. No, l’avrei veduto.

Caporale. Per di qua l’avrei veduto io.

Flamminio. Se non siete orbo.

Caporale. Dunque dovrebbe esser qui...

Flamminio. Lo direbbe anche il mio cane.

Caporale. Ma dove si può egli esser nascosto?

Flamminio. Lo domanderete a lui, quando avrà fatto la burla.

Caporale. Ehi! Potrebbe essere in quell’armadio?

Flamminio. Perchè no? Anch’io mi nascondeva colà, quando sfuggiva la scuola.

Caporale. Vediamo dunque. Attenti. (ai granatieri, accostandosi all’armadio)

Orazio. (Apre l’armadio da sè, esce con una pistola alla mano che vuole sparare, ma ella non prende fuoco.)

Caporale. Arrestatelo. (ai granatieri, quali rivoltano l’armi contro di Orazio)

Flamminio. Aiuto. Genti. Papà. (fugge via)