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IL FESTINO 33
Contessa.   Nulla sapea. Del resto

Pregate vi averei1, come vi prego adesso.
(freddamente)
Baronessa. Riceverò gli onori.
Marchesa.   Tenuta io mi professo.
Contessa. (Stupisco che si accetti da lor simile invito). (da sè)
Baronessa. (Verrò per suo dispetto). (da sè)
Marchesa.   (Verrò per suo marito), (da sè)
Conte. Udite. Se il digiuno talor non vi dà pena,
l’invita la Contessa a parchissima cena.
Baronessa. A cena ancora?
Marchesa.   È troppo.
Baronessa.   Troppo gentil, Contessa.
Marchesa. Voi siete, per dir vero, la gentilezza istessa. (alla Contessa)
Contessa. Indegna di tai dame sarà la mensa mia.
Baronessa. Bastami il vostro cuore.
Marchesa.   La vostra compagnia.
Conte. Si farà preparare in luogo confidente;
Tra i suoni e le bottiglie staremo allegramente.
Marchesa. Vi sarà, mi figuro, madama Doralice.
Baronessa. Si sa; senza di lei la festa far non lice.
Contessa. (Sentite?) (al Conte)
Conte.   (E che per questo?) (alla Contessa)
 Ci sarà, sì, signora.
Dama non è che possa esser fra l’altre ancora?
Baronessa. Anzi sarà Madama il miglior condimento.
Marchesa. Dove non vi è Madama, non vi è divertimento.
Baronessa. Verremo questa sera al generoso invito.
Marchesa. Godremo, Contessina, la festa ed il convito.
Contessa. 2Compatirete...
Baronessa.   Addio.
Marchesa.   Addio, Contessa mia.
Baronessa. (Di rabbia si divora). (da sè)

  1. Zatta: Prima vi avrei pregate ecc.
  2. Nell’ed. Pitteri: il Conte.