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382 ATTO QUINTO
Fabio. Timpani sento e tube; odo tibia giuliva;

Sappia da me Lucano che ’l magistrato arriva. (parte)
Damone. Le sportule son quelle che fan brillar lo zelo;
Se grasso è l’animale, ciascun vuol del suo pelo, (parte)

SCENA VI.

Precedono i Suonatori con timpani, colle tube o sien corni, e colle tibie, specie d'oboè antichi; indi seguono i Littori del pretore, uno Scriba, indi il Pretore medesimo, con seguito di Romani.

Escono dalla scena opposta, incontrandosi coi suddetti, Lucano e Terenzio, seguitati da Lelio, Fabio e Damone, Servi, Clienti e Popolo.

Schierati tutti all’intorno, restano nel mezzo, il Pretore a diritta, Lucano a sinistra, Terenzio in mezzo di loro. Da una parte lo Scriba, e dall’altra il Capo de’ littori.

Pretore. Delle fasciate verghe, littor, sciolgansi i nodi.

Littore. (Scioglie il fascio delle Verghe e ne presenta una al Pretore.)
Pretore. Chiedi tu, e le parole serba usitate e i modi. (a Lucano)
Lucano. Libero questo i’ chiedo, che servo ora m’additi, (al Pretore)
Pretore. (Pone la verga sul capo di Terenzio.)
Libero lui dichiaro col poter de’ Quiriti.
Frangasi la vendetta. (rendendo la verga al littore)
Littore. (Percuote colla verga tre Volte il capo a Terenzio, indi la spezza.)
Pretore. Faccia percuoti e tergo. (al littore)
Littore. (Batte col pugno leggiermente la faccia e la schiena a Terenzio.)
Damone. (Presenta una tazza con entro del vino a Lucano.)
Lucano. Le tue con sacra tazza labbra onorate aspergo.
(beve dalla tazza, indi la porge a Terenzio)
Terenzio. (Beve, indi rimette la lazza a Damone.)
Pretore. Abbia il tuo nome. (a Lucano, accennando Terenzio)
Lucano.   Ei l’ebbe.
Pretore.   Tre ne porta un romano.
(a Lucano)