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TORQUATO TASSO 425
Gherardo. Io?

D. Eleonora.   So il costume.
Gherardo.   Oibò. Di me parlate male.
Marchesa. V’è novitade alcuna?
Gherardo.   Vi porto un madrigale.
D. Eleonora. Di chi?
Gherardo.   Di chi? del Tasso.
D. Eleonora.   Sarà una cosa bella.
Marchesa. Lo sentiremo?
Gherardo.   Sì, lo sentirà ancor ella, (a donna Eleonora)
Lo leggerò. Sentite: Cantava in riva al fiume
Tirsi di Eleonora. Ei seguita il costume,
Combiando il proprio nome, dalli poeti usato;
Finge che Tirsi parli, e favella Torquato.
Marchesa. Basta così, non voglio sentir altro da voi;
Interpretar chi scrisse può solo i carmi suoi.
Nel leggere tai versi vi siete a me rivolto:
Quel che nel cuor pensate, vi si ravvisa in volto.
Apprezzo di Torquato il merito sublime;
Giust’è che l’uomo grande si veneri e si stime.
Sola non son che ammiri quel che risplende in lui;
A me non son per questo diretti i carmi sui.
Se parla il madrigale, se canta d’Eleonora,
Altre di cotal nome qui ve ne sono ancora. (parte)

SCENA XII.

Donna Eleonora e don Gherardo.

Gherardo. Udiste? canta il vate d’una Eleonora bella.

Se non è la Marchesa...
D. Eleonora.   Chi sa ch’io non sia quella?
Gherardo. Esser vi piacerebbe dal poeta lodata?
D. Eleonora. Piaccion le lodi a tutti.
Gherardo.   Bravissima, garbata.