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458 ATTO TERZO
Amo, non amo a un tempo, smanio, peno, sospiro.

Chi non e’entra, non parli. Oimè! quasi deliro.
Ci rivedremo, amico... per or chiedo perdono.
Mi si riscalda il capo, quando a lungo ragiono.
Risolverò, v’aspetto. Per carità, signore,
Parlatemi di tutto; non parlate d’amore. (parie)

SCENA IX.

Sior Tomio solo.

Cossa xe sto negozio? la testa ghe vacila?

Ho paura che l’abbia dà volta alla barila.
Prima el giera un sospetto ch’el fusse innamorà,
Adesso de seguro el se vede, el se sa.
Amor fa de ste cosse, amor xe un baroncello,
Che ai omeni più grandi fa perder el cervello;
Ma mi no gh’ho paura de dar in frenesia,
Tre zorni innamorà no son stà in vita mia.
Me piase devertirme; me piase el vezzo, el ghigno;
Ma quando le se tacca, le impianto, e me la sbigno.

SCENA IX.

Il Cavaliere del Fiocco e detto.

Cavaliere. Signor, vi riverisco.

Tomio.   Schiavo suo.
Cavaliere.   Favoritemi.
Vossignoria chi è?
Tomio.   Chi son mi?
Cavaliere.   Compatitemi.
Un forestiero in Corte non è cosa dicevole
Non renda del suo grado il prence consapevole;
Conciossiacosachè, se vi celate, io dubito
Battere la calcagna di qua dovrete subito.
Tomio. Del nome e della patria ve dirò ogni menuzzolo;