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I MALCONTENTI 243


SCENA VII.

Il signor Geronimo e detti.

Geronimo. Che cosa volete, signora nipote?

Felicita. È qui il signor padre, che le vorrebbe parlare.

Policastro. Io non voglio niente, io. (si mangia un dattero)

Geronimo. Il signor Policastro si diverte coi datteri.

Policastro. Vi do fastidio? Anderò via. (in atto di partire)

Felicita. No, signor padre, non vada via. Dica quello che gli voleva dire.

Policastro. Glielo potete dire anche voi.

Felicita. Glielo dirò, se così comanda.

Geronimo. È una gran cosa questa, che vi vuol tanto a dirla?

Felicita. Avremmo1 volontà, signore, d’andar un poco in campagna.

Geronimo. Perchè non me l’avete detto due mesi prima, che vi averei compiaciuto volentieri?

Felicita. D’agosto non si va in campagna.

Geronimo. Anzi, quand’è caldo, allora si gode l’aria aperta. Che vorreste far in villa nel mese d’ottobre, in cui per solito principia il freddo, principiano le pioggie, e conviene stare ritirati in casa? Che dite, signor Policastro, non si sta meglio in città?

Policastro. Sì; quando principia il freddo, si sta bene in casa.

Felicita. Ma che vuol dire, che ora tutti fanno le loro villeggiature? (a Geronimo)

Geronimo. Volete voi dire di quelli che vanno a far il loro vino? Noi abbiamo de’ buoni castaidi, de’ buoni fattori, non vi è bisogno che c’incomodiamo per questo. Il bucato lo faccio far nell’estate. In verità, credetemi, ora ci servirebbe d’incomodo. Non è egli vero, signor Policastro?

Policastro. Per me... non dico nulla io... Felicita vorrebbe ella.... (mangiando il dattero)

Felicita. Io e Grisologo mio fratello vorremmo2 dal signor zio

  1. Pitteri: avressimo.
  2. Pitteri: vorressimo.