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I MALCONTENTI 273


SCENA VIII.

Il signor Geronimo e detti.

Geronimo. Riverisco lor signori.

Felicita. Serva sua.

Grisologo. Servitor suo umilissimo.

Geronimo. Quando si va in campagna, padroni miei?

Felicita. In campagna, signore? Non so niente io.

Geronimo. Eh? quando si va, signor nipote?

Grisologo. Non si anderà, se vossignoria non vuol che si vada.

Geronimo. Eppure, senza che la mia signoria lo voglia, so che si vuol andare.

Grisologo. Chi v’ha detto questo, signore?

Geronimo. Eh? (verso Felicita)

Felicita. Dice a me? Non so niente.

Geronimo. Certo, signori sì; ho saputo per via di quei garbati signori che stan qui sopra, che la famiglia degnissima del mio signor fratello sta sulle mosse per andar in campagna.

Grisologo. Quei signori ci hanno fatta l’esibizione...

Felicita. Finalmente, se ci va il signor padre...

Grisologo. E non si spende...

Felicita. La compagnia è di gente onesta e civile...

Grisologo. (Non dice niente...). (piano a Felicita)

Felicita. (Via). (piano a Grisologo)

Geronimo. Ma! così è; il mal esempio è la rovina delle famiglie. Pretendereste di far voi pure quello che fanno gli altri, eh? Poveri sciocchi. Vadano, vadano quei signori in campagna. Io so quel che si dice di loro. So io lo stato in cui si trova il signor Ridolfo. Con queste orecchie ho sentito testè il sarto francese, monsieur Lolì, lagnarsi della signora Leonide che non l’ha pagato.

Felicita. Per il vestito da viaggio forse?

Geronimo. Sì signora, per il vestito da viaggio. Essi si divertiranno in villa, e qui si faranno delle belle canzoni sul loro modo di vivere. E voi altri vorreste accompagnarvi con questa sorte di