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I MALCONTENTI 301


SCENA X.

Il signor Geronimo, il signor Policastro e Geppino1 servitore, colla lanterna.

Geronimo. V’ho detto, e vi torno a dire, che Grisologo è un ignorante.

Policastro. Ed io vi dico, che ne sa più di voi.

Geronimo. Nella commedia di questa sera ci sono più spropositi che parole.

Policastro. Spropositi? Se scrive da Cicerone. Scrive colla crusca alla mano; dice paroloni stupendi.

Geronimo. Paroloni fuor di proposito. E poi, che pasticcio è quello che ha egli fatto? Si può far peggio?

Policastro. Pasticcio chiamate una commedia fatta sul gusto di quelle di Sacca... di Sacchi... di Sacco...2

Geronimo. Di Sacchespir volete dire. C’è tanta differenza, come dal giorno alla notte.

Policastro. Chi sente voi, non ci sono altri dottori che voi, e io non so niente io.

Geronimo. Oh, voi sapete molto! Povera la vostra famiglia, se venisse regolata da voi.

Policastro. Povera, povera, povera... Ceppino.

Ceppino. Signore.

Policastro. Ce ne sono più fichi?

Ceppino. Tre o quattro ancora.

Policastro. Date qui.

Ceppino. Eccoli. (gli dà il cartoccio)

Policastro. Povera, povera, povera. (mangiando fichi)

Geronimo. Eccoli lì i due mestieri del signor Policastro. Mangiare e dormire.

Policastro. E voi taroccare, e contar quattrini.

  1. Questo nome non si legge fra i personaggi: v. sc. II, a. II.
  2. Allusione alle commedie dell’arte del famoso Truffaldino Antonio Sacchi o Sacco (in quel tempo a Lisbona).