Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu/382

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376 ATTO SECONDO


Nardo. Vi sarà poi...

Anselmo. Vanne, vanne, che il tempo passa.

Nardo. Vado subito. (Son curioso di sapere che cosa è stato; può essere che Lisetta lo sappia). (da sè, e parte)

SCENA V.

Anselmo e poi Isabella.

Anselmo. Oh come per poco, se non veniva io, principiavano a bisticciarsi que’ due colombi. Dice bene il proverbio: ogni biscia ha il suo veleno. Per buoni che sieno gli uomini, si danno di que’ momenti, ne’ quali si prendono le pagliucce per travi; ma chi è buono, come son eglino, presto presto si rasserena.

Isabella. Ci posso stare qui, signor nonno?

Anselmo. Perchè mi domandate questo? Non potete stare in casa dove vi piace?

Isabella. Dico così, perchè io era nella camera della signora madre; è venuta col signor padre, e mi hanno cacciata via.

Anselmo. Averanno degl’interessi fra loro...

Isabella. Me ne ho a male io, che m’abbiano cacciato via.

Anselmo. Vi averanno mandato via, acciò venghiate a stare un poco con me; ch’io non ci sto volentieri solo. Dov’è Cecchino?

Isabella. Studia, signore.

Anselmo. Oh il buon ragazzo! studia senza che gli si dica. Si vede che nello studio trova piacere, trova dilettazione.

Isabella. Anch’io ho piacere a leggere, a studiare, e mi piace tanto tenere a mente quello ch’io leggo. La sapete voi la canzone1 della colezione?

Anselmo. No, io so che mi piace far colezione la mattina, e merenda il giorno, e non ne so più.

  1. L’ed. Pitteri stampa sempre: canzona.