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406 ATTO SECONDO


Lisetta. Già ora il signor nonno non c’è; ditemela su presto presto.

Franceschino. Oh, questo poi no. Mi ricordo quello che mi ha insegnato il maestro, che bisogna essere obbedienti, e che l’obbedienza non basta usarla alla presenza di chi comanda, ma in distanza ancora; e bisogna ricordarsi quello che ci è comandato, e farlo sempre, sebbene ci costi del dispiacere,

Lisetta. (Questo ragazzo mi fa vergognare). (da sè)

Isabella. Mi ricordo anch’io, che la signora madre m’ha comandato che non mi lasciassi vedere alle finestre che guardano sulla strada, e d’allora in qua non mi ci sono affacciata mai più.

Lisetta. (Quante se ne ritrovano di queste buone fanciulle?) (da sè)

SCENA X.

Nardo e detti.

Lisetta. E così? (a Nardo, con curiosità)

Nardo. (Zitto. Vi dirò poi, che non sentano i ragazzi.1) Ha detto il padrone vecchio, che si dia da desinare ai figliuoli; che essi hanno un affar di premura, e mangieranno più tardi. (forte)

Lisetta. (Ho inteso). (da sè)

Franceschino. Oh io, se non ci sono anch’essi, non mangio certo.

Isabella. Nemmeno io, se non viene la signora madre, non desino.

Lisetta. Patirete voi altri, a star così senza niente. Andate, che Nardo vi darà qualche cosa.

Nardo. Io bisogna che vada fuori ora; dategliene voi da desinare. (a Lisetta)

Lisetta. (Dove vi mandano?) (piano a Nardo)

Nardo. (Il vecchio mi manda in fretta a cercare del signor Raimondo e della signor’Angiola, e per obbligarli a venire, vuole ch’io loro dica, che se non vengono subito, perderanno le gioje). (piano a Lisetta)

  1. Le parole che non sentano i ragazzi sono stampate in corsivo nelle edizioni del Settecento, come non pronunciate.