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44 ATTO SECONDO


SCENA VI.

Salotto con preparativo per la cioccolata.

Madama di Bignè e don Alessandro.

Madama. Casa peggior di questa non vidi a giorni miei.

Vi fosse mio cognato! Or or me n’anderei.
Alessandro. Deh soffrite, Madama.
Madama.   Altro non sento dire,
Che soffrite, soffrite: che cosa ho da soffrire?
Sono due ore e più che qui sono arrivata,
E ancor mi fan penare un po’ di cioccolata.
E s’ora la beviamo, quando si pranzerà?
Alessandro. Non è ancor mezzogiorno.
Madama. E intanto, che si fa?
Avessi almeno un libro.
Alessandro.   Ecco un libro, Madama.
Madama. Bravo, don Alessandro, questo servir si chiama.
Pronto, lesto, compito. Favorite una sedia.
Alessandro. Eccola.
Madama.   Di che tratta?
Alessandro.   Madama, è una commedia.
Madama. Sarà una seccatura.
Alessandro.   A me non par, del resto...
Madama. Mi piace, quando leggo, terminar presto presto.
Le commedie son lunghe: quando al teatro andai,
Una commedia intera non ho ascoltato mai.
Mi fan rider davvero quei che ascoltar s’impegnano.
Quelli che con chi parla qualche volta si sdegnano.
Ai comici, ai poeti non voglio far la corte,
E quando gridan zitto, allor rido più forte.
Datemi un altro libro, quando con voi l’abbiate.
Alessandro. Anderò a ritrovarlo di là, se comandate.
Madama. No, no, subito, o niente. Sapete il mio ordinario.
In tasca non ne avete?
Alessandro.   Qui non ho che il lunario.