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60 ATTO TERZO
Caratteri più belli non ho veduto mai.

Godiamoli, signora, fintanto che stan qui.
A voi ed al figliuolo voi penserete un dì.
Marianna. Dite bene, Marchese. Ma voi, per quel ch’io so,
Partirete domani.
Marchese.   Domani io me n’andrò.
Marianna. Ed io resterò priva del più sincero amico.
Marchese. Voi sarete, signora, libera d’un intrico.
Qualche volta, pur troppo, so che molesto io sono;
Se troppo m’ho avanzato, vi domando perdono.
Marianna. Caro Marchese mio, restate un giorno solo.
Marchese. La compagnia non bastavi dell’amato figliuolo?
Marianna. Voi volete su questo pungermi ad ogni patto.
Rinaldin finalmente che cosa mai vi ha fatto?
Disse con imprudenza quelle parole, è vero.
Ma disse quel che intese a dir da uno staffiero.
Don Pedro non sa fare col povero ragazzo;
A ogni picciola cosa gl’investe uno strapazzo.
Coreggerlo dovrebbe se manca al suo dovere:
Ma ricordarsi alfine, che nato è cavaliere.
Marchese. La nascita, signora, non fa gli uomini buoni;
Il sangue più purgato deturpano le azioni.
Se il vostro Rinaldino un dì riuscisse male,
A lui che valerebbe la gloria del natale?
Marianna. Temete voi che ei possa far cattiva riuscita?
Marchese. Ottimo riuscirà, se i genitori imita.
Marianna. Il padre suo fu saggio, ma io ho scarso talento.
Marchese. La genitrice imiti, e ognun sarà contento.
Marianna. M’adulate. Marchese.
Marchese.   Parlo col cuor sincero.
Marianna. Se doman voi partite, dirò che non è vero.
Marchese. Resterò, se v’aggrada.
Marianna.   Sì? lo poss’io sperare?