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76 ATTO QUARTO
Cavaliere. Ma non voglio una cena, come le cene solite.

Voglio del stravagante; vo’ delle cose insolite.
Fabio. Come sarebbe a dire?
Cavaliere.   Che vi sien dei sapori
Altrove non sentiti dai nostri viaggiatori.
Fabio. Il cuoco ha preparato varie cosette buone.
Cavaliere. Questa volta ha da fare a modo del padrone.
Che minestra ci dà?
Fabio.   Riso.
Cavaliere.   Non voglio riso.
Voglio un buon minestrone con varie cose intriso.
Suppa coi fegatelli di pollo e di piccione,
Erbe, trippe, ed intorno polpette di cappone.
Fabio. Volete che si sazino colla minestra sola.
Cavaliere. Voi non sapete niente, da voi non prendo scuola.
Vi saranno antipasti?
Fabio.   Vi saran le animelle,
Il fegato con salsa, le dorate cervelle.
Cavaliere. No, no, per antipasto sono una cosa rara
I freschi cotichini, che vengon da Ferrara:
Bondiole parmigiane, salami modanesi.
Le grosse mortadelle dei nostri Bolognesi.
Vo’ che ci sia di tutto.
Fabio.   S’hanno a cavar la fame,
A forza di minestra, a forza di salame?
Cavaliere. Signor sì. Andiamo innanzi. L’allesso che sarà?
Fabio. Capponi.
Cavaliere.   Non va bene, voglio una novità.
Voglio che per allesso questa sera ci sia
Di quella castratina che vien di Schiavonia.
Mi ricordo che a Chiozza io ne ho mangiato un dì.
Fabio. Ha un odore che appesta.
Cavaliere.   Io la voglio così.
Vorrei un certo piatto che ho mangiato a Ferrara:
Era una cosa buona, era una cosa rara.