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IL RAGGIRATORE 135


Claudia. Voglio aver l’onor di conoscerla.

Metilde. Anch’io, se mi sarà permesso.

Claudia. Voi la vedrete quando verrà a favorirci. Intanto anderò oggi a farle una visita, se il conte Nestore me lo permette.

Conte. (Diavolo! troppo presto). (da sè) È un poco stanca dal viaggio, signora.

Claudia. M’informerò quanda averà riposato.

Conte. Non mancherà tempo...

Claudia. No certo. Oggi vo’ vederla; vo’ conoscerla ed abbracciarla.

Conte. (Vuol esser bene imbrogliata). (da sè)

Metilde. Ora, signor Conte, finite di dire quello che avete tralasciato di dire.

Conte. Nella situazione in cui sono, colla sorella che mi vuol dar da pensare, non ho il capo a segno per parlare con fondamento.

Claudia. No, Conte, se avete qualche inclinazione per la figliuola, ditelo liberamente.

Metilde. Parlate pure, se avete niente in contrario.

Conte. Parmi di sentir gente. Ecco qui Arlecchino.

SCENA XIV.

Arlecchino e detti.

Arlecchino. Servitor umilissimo. Fazzo riverenza; patroni.

Conte. (é venuto a tempo costui) (da sè) (Tanto vi siete fatto aspettare?) (s’accosta ad Arlecchino)

Arlecchino. L’è sta per causa de Giacomina1.

Conte. (Secondatemi). (piano ad Arlecchino) Vado subito. Signore, con permissione. La Contessa mia sorella ha bisogno di me.

Claudia. Ci volete lasciare?

Metilde. Senza terminare il discorso?

Conte. Resterei; ma... non ha detto ch’io vada subito mia sorella? (ad Arlecchino)

Arlecchino. Sorella?

  1. Mancano queste parole di Arlecchino nelle edd. Guibert-Orgeas, Zatta ecc.