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IL RAGGIRATORE 189


Eraclio. Venite qui, Contessina, sedete presso di me.

Conte. Non vi prendete incomodo. (a don Eraclio)

Eraclio. La voglio qui, vi dico.

Carlotta. Mettetemi dove volete; ma datemi da mangiare, che non posso più. (siedono don Eraclio e Carlotta vicino)

Claudia. (Andiamo a mangiare tanto veleno). (siede presso don Eraclio)

Metilde. (Non ci vorrei stare vicino alla signora madre). (da sè)

Claudia. Venite qui, voi. (a donna Metilde)

Metilde. Starò qui, signora. (un poco lontana)

Claudia. Venga qui il Conte dunque.

Metilde. Ci verrò io, dunque. (Non lo voglio vicino a lei). (da sè, e siede)

Eraclio. Conte, vicino alla sposa.

Conte. Starò qui presso mia sorella. (Non vorrei che mi facesse delle male grazie). (da sè)

Metilde. Pazienza! Vedo il bell’amore che ha per me il signor Conte.

Conte. (Ha ragione). (da sè) Son qui, signora; perdonate se non ardiva... (siede vicino a donna Metilde)

Dottore. Ed io qui, dunque. (siede vicino a Carlotta)

Carlotta. Chi siete voi, signore?

Dottore. Sono il dottore Melanzana per obbedida.

Carlotta. Ho piacere di stare vicina al Dottore: ce n’era uno che mi voleva bene, in villa da noi.

Conte. Via, Contessina. Non parlate ora del Dottor della villa.

Eraclio. In principio di tavola non si parla. Tenete di questa zuppa. (dà un tondino di zuppa a Carlotta)

Carlotta. Così poca me ne date? (a don Eraclio)

Conte. (Oh povero me!) (da sè)

Claudia. Ne volete dell’altra? («3 Carlotta)

Carlotta. Sono avvezza a mangiarmene sei volte tanta.

Conte. Contessina! (ironico)

Eraclio. Eccovi dell’altra zuppa.

Carlotta. Questa pappa si dà ai bambini in villa da noi... (mangia velocemente)