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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu/27

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LA VILLEGGIATURA 21

Florida. No, don Eustachio. Dico così per ridere. Avete fatto lo scarto?

Eustachio. L’ho fatto. Gran cosa, che una donna non possa tacere.

Florida. Io non dico più di così. Cinquantaquattro del punto.

Eustachio. Non vale.

Florida. Quinta bassa.

Eustachio. Non è buona.

Florida. Tre re.

Eustachio. Non vagliono.

Florida. Come non vegliano?

Eustachio. Non vedete che vi mancano tre assi?

Florida. Dalla rabbia non so che cosa mi faccia. Bravo signor don Mauro. Si diverta, per non essere tormentato. Spade uno. Spade due. Spade tre...

Eustachio. Voi non fate più cinque, signora.

Florida. Non m’importa. Vada al diavolo chi n’è causa. Don Mauro me la pagherà. (forte al solito, e getta le carte in tavola)

Eustachio. (Sia maledetto1 quando ho parlato). (da sè)

Mauro. (Sì stacca dal tavolino, e s’accosta a donna Florida) Mi avete chiamato, signora?

Florida. Oh signor no; la non s’incomodi. Vada a giocare.

Mauro. Ho finito di giocare.

Eustachio. Avete vinto? (a don Mauro, mescolando le carte)

Mauro. Ho perduto.

Florida. La testa.

Mauro. Obbligatissimo.

Eustachio. Alzate, signora. (a donna Florida)

Florida. Finiamola questa partita. (alzando)

Eustachio. Chi vince alla bassetta? (a don Mauro)

Mauro. Don Riminaldo.

Eustachio. Al solito. E don Ciccio?

Mauro. Perde.

  1. Ed. Zatta: Fatal destino.