Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu/304

Da Wikisource.
298 ATTO PRIMO
Lucietta. (Sull’altana della sua casa.)

Zorzetto, son qua mi; tolè el mio bezzo. (getta il bezzo)
Zorzetto. Brava, siora Lucietta.
Za che la prima sè, comandè vu.
Lucietta. Comando per el più.
Se gh’avesse fortuna!
Zorzetto. Vadagnerè senz’altro. Su per una.
Sie bezzi amanca1.
Gnese. Zorzi2. (dal suo poggiuolo)
Zorzetto. Comandè, siora Gnese.
Gnese. Tolè el mio bezzo.
Zorzetto. Via, buttelo zo.
Gnese. Se vadagnasse almanco!(getta il bezzo)
Zorzetto. Su per do.
Cinque bezzi amanca.
Orsola. Oe matto! ti ti xe? (dal suo poggiuolo)
Zorzetto. Anca vu, siora mare.
Orsola. Quel che ti vol. Tiò el bezzo.
Zorzetto. Su per tre.
Quattro bezzi amanca.
Lucietta. Sior’Orsola, anca vu?
Orsola. Sì ben. Disè, cossa vadagna?
Lucietta. Al più.
Gasparina. Oe Zorzetto, zentì.
Zorzetto. Son qua da ela, siora Gasparina.
Gasparina. Chiappè. (getta il bezzo)
Zorzetto. La xe ben franca;
Su per quattro. Mo via, tre bezzi amanca.
Pasqua. Oe, vegnì qua, Zorzetto. (dalla porta della sua casa)
Anca mi vôi rischiar el mio bezzetto.
Zorzetto. Son da vu, donna Pasqua.

  1. Amancar, mancare.
  2. Questa maniera singolare di stampare i versi settenari e gli endecasillabi, che si ritrova nell’ed. Pitteri, è forse dovuta alla correzione affrettata, in causa della imminente partenza del Goldoni per Roma. Abbondano in fatti gli errori nella prima stampa del Campiello; e passarono alcuni nelle posteriori edizioni.