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460 ATTO SECONDO
Conte. Sentiam che cosa dice.

Frugnolo.   Se potesse grazianni,
Avrei necessità di presto liberarmi.
Conte. Che cosa vuoi?
Frugnolo.   Mi pare, signor... così all’intorno....
Che m’abbia un altro scudo promesso al mio ritorno.
Conte. E ver, la mia promessa defraudar non voglio1;
Ma lascia pria ch’io legga quel che contiene il foglio.
Vuoi tu, s’ella mi sprezza, ch’io ti regali ancora?
Frugnolo. So io quel che di voi mi ha detto la signora.
Conte. Narrami qualche cosa.
Frugnolo.   Dal foglio sentirete.
Non le par d’esser degna.
Conte.   Dici davver?
Frugnolo.   Leggete.
Conte. Ha un gran brutto carattere.
Frugnolo.   Ha scritto in fretta in fretta.
Potrebbe, verbi grazia, darmi lo scudo?
Conte.   Aspetta.
Signor Conte Illustrissimo. Intendo a discrezione.
Sono serva obbligata; lei sono mio padrone.
Le dico come quando, disse il Signor Lacchè
Vuol esser favorito Vossignoria da me.
Perchè Vossignoria vuol esser favorito,
Ho detto la cagione di questo a mio marito.
E perchè mio marito, ch’è il Signor Commissario,
In casa più non vuole l’Agente temerario.
Perchè lui come quando vidde il signor Lacchè
Del Lustrissimo Conte ha strappazzato a me.
E io gli ho detto Asino, signor Conte Illustrissimo,
E lui è andato in questo subito via prestissimo.
E come quando vuole, le faccio questo invito,
E il Signor Commissario ancora mio marito.

  1. Nelle edizioni Guibert-Orgeas, Zatta e altre, si legge: defraudar io non cogito.