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L'AMANTE DI SÈ MEDESIMO 449
Conte. Oggi ho la testa mia di un insensato al paro.

(passeggiando)
Marchesa. (Così ne fosse senza, che l’averei più caro.) (da sè)
Marchese. Lasciam dunque da parte, caro don Mauro mio,
I complimenti inutili. Ne son nemico anch’io.
Ditemi, com’è andata quest’anno la ricolta?
Dell’uva in sulle viti speriam ne sia di molta?
Mauro. Dirò.... L’uva quest’anno.... può darsi.... sì signore....
La stagione.... ha piovuto.... è maggiore e minore....
L’altr’anno.... s'è anche fatto.... si può sperar.... così....
Con un poco di caldo.... il vin... non s’incarì.
I contadini dicono.... ma.... mi capisce.... sono....
Eh, non ci sarà male.... se ne farà del buono...
Oh, un buon bicchier di vino... un vin da galantuomo!
M’intende? sì signore è la vita dell’uomo.
Marchese. (Fa un po’ di pena invero. Ma! ognuno ha il suo difetto).
(da se)
Marchesa. (E mi vorresti in moglie, che tu sia benedetto!)
(da sè)
Mauro. Permette?....
Marchese.   Che vorreste?
Mauro.   Andar, con permissione.
Marchese. Potete accomodarvi.
Mauro.   (Son pure in soggezione), (da sè)
Già... ch’io il dica, o nol dica... Sì signore, benissimo...
Casa mia è casa sua... (dopo qualche pausa) Servitore
  umilissimo. (s’inchina per andarsene)
Marchese. Il buon uomo!
Mauro.   Marchesa.... posso aver la fortuna...
(accoslatosi a lei)
Della grazia.... di lei....
Marchesa.   Andate via.
(con qualche disprezzo, senza collera)
Mauro.   (Ha la luna).
(da sè, incamminandosi)