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216 ATTO TERZO
Obbligare a sposarla, e il desiderio

Che a favor vostro ella ponesse in opera
Con Caterina ogni arte ed ogni industria,
Fe’ sì ch’empieila di speranze. Or, grazie
Ad Orazio, son salvo e fuor d’ogni obbligo.
Luca. Placida è lieta, Orazio è contentissimo;
Ed io solo sarò dolente e misero,
In dubbio di ottener quel ch’io desidero?
Panfilo. S’è ver quanto testè la serva dissemi,
Potete molto lusingarvi. Oh eccola.
Sentiam da lei quel che abbia fatto.
Luca.   Ah misero
Me, se ripugna! Son qual reo, che in carcere
La sua sentenza di sapere affrettasi,
Ma sul punto d’averla il cuor gli palpita.

SCENA II.

Placida, messer Luca, Panfilo.

Placida. Buone nuove, messere.

Luca.   Via, consolami.
Panfilo. Di’, per tal’opra ho io più a darti il premio?
Placida. So che vuoi dirmi. Compatisci, Panfilo,
E se bene mi vuoi, meco rallegrati
Di sì buona fortuna.
Panfilo.   Di buon animo
Sì, ti perdono.
Placida.   Eh tristarello!...
Luca.   Spicciati,
Di’ quel che sai per consolar quest’anima.
Placida. Caterina che pria parea sì timida,
In virtude (cred’io) del buon consiglio
Ch’ebbe da me, tanto contenta or mostrasi