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IL CAVALIER DI SPIRITO 289
Conte. Farlo di cuore intendo, ma vedo apertamente,

Che per quanto si faccia, con voi non si fa niente:
Ma affè, vi compatisco, vi manca quella cosa
Che più d’ogni altro spasso fa ridere una sposa.
Florida. Credete voi ch’io sia vogliosa di marito?
Conte. Così mi par dagli occhi. Son franco, son perito
Nel conoscer le donne, che sono appassionate.
Florida. Eppure questa volta, signor, voi v’ingannate.
Conte. Di dir siete padrona quel che vi pare e piace;
Ma credo quel che voglio anch’io con vostra pace.
Don Flavio lo conosco, è un giovane brillante,
Di docili maniere, di amabile sembiante.
Saputo ha innamorarvi, se fede a lui giuraste,
E certo, nell’amarlo, lontan non lo bramaste.
Che torni a voi dappresso voi sospirate il dì:
Se no dite col labbro, dicono gli occhi sì.
Florida. Quel che ho nel cor, col labbro a dir voi mi udirete.
O gli occhi miei mentiscono, o voi non gl’intendete.
Conte. Dunque l’alfier lontano voi non amate più?
Florida. Vi lascio indovinarlo, se avete tal virtù.
Conte. Indovinar mi provo talor dai segni esterni,
Ma è il cuor delle persone sol noto agli occhi eterni.
Gli agnostici e prognostici ch’io fo di un cuore amante,
Può esser che sian fatti da medico ignorante.
Anche il fisico bravo però talor s’inganna,
E men conosce il vero, più che a studiar si affanna.
Lunga è la medic’arte, per cui la vita è breve,
Mai giunge a insegnar tanto, quanto saper si deve.
Ma l’arte di conoscere l’amor di gioventù
È peggio della medica, e incerta ancora più.
Florida. Dunque voi, che dagli occhi conoscer vi vantate,
Che non sapete niente almeno confessate.
Conte. Non so niente, il confesso; ma sono un po’ curioso
Saper, se veramente amate il vostro sposo.
Florida. Questa curiosità dee avere un fondamento.