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292 ATTO SECONDO
Conte. Un militar per solito geloso non è mai.

Ridicolo sarebbe voler usar invano
Presente quel rigore che usar non può lontano.
Ma il pover galantuomo, che per l’onor si espone,
Affida alla consorte la sua riputazione.
Considerar conviene, signora, che i soldati
Ove d’onor si tratta, son molto delicati.
Concedono alle spose la lor conversazione;
Ma guai qualor s’avvedono, che prendono passione.
Ecco al mal che vi affligge, il buon medicamento;
Troncate la passione nel suo cominciamento.
Fate che a voi tornando, continui amore e stima,
Trovandovi fedele e amante come prima.
Florida. Ma s’ei perisse al campo, ove comanda il fato?
Conte. Ah ah! capisco adesso, che prima ho indovinato,
Quando pensai che foste afflitta dallo sdegno
D’aver data la fede per forza o per impegno.
Se questo è ver, signora, ecco il rimedio vostro,
Che franco qual io sono, per obbligo vi mostro.
Quando la fede è data, non si ritratta più,
E dove amor non regna, supplisce la virtù.
In libertà di sceglier, un cuor non si violenta,
Ma quando si è legato, è vano che si penta.
Amara è la bevanda, lo so, vi compatisco;
Son medico sincero, vi curo, e non tradisco.
Entrato a medicarvi col più costante impegno,
A costo lo vuò fare ancor del vostro sdegno.
Florida. Anzichè a sdegno prendere labbro che parla audace,
Chi parlami sincero mi offende, e pur mi piace;
Ma il caso è figurato, e non accordo ancora
Che sia, qual vi credete, il mal che mi addolora.
Ditemi, se disciolto fosse il mio cuor dal nodo,
Ritrovereste voi di consolarmi il modo?
Conte. Allor procurerei di darvi un testimonio
Di stima, proponendovi qualch’altro matrimonio.