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IL MEDICO OLANDESE 25

SCENA III.

Monsieur Guden, poi monsieur Bainer, poi un Servitore.

Guden. Ah, che beltà non curo, non giovami virtute;

Mi occupa il solo, il tristo pensier di mia salute.
Tristo pensier finora, ch’ogni sventura avanza,
E in sì grand’uom soltanto mi resta una speranza.
Bainer. Signor.... (salutandolo)
Guden.   Deh, soccorrete un che non spera invano
(incontrandolo ansiosamente)
Uscir, vostra mercede, fuor di miseria...
Bainer.   Piano.
Ehi, recate due sedie. (forte verso la scena)
Guden.   Signor, sono per me
Perigliosi i momenti.
Bainer.   Il vostro polso.
(chiede il polso a monsieur Quden)
Guden.   Oimè.
(nel dargli il polso, si turba)
Bainer. (Dopo averne sentito il polso.)
Ehi, chi è di là? Due sedie. (al servitore che viene)
Guden. Vi supplico, signore,
Sentomi un tale affanno...
Bainer.   Non abbiate timore.
Sedete.
Guden.   Ch’io vi esponga, signor, non isdegnate
Tutte le stravaganze di questo mal.
Bainer.   Narrate.
Guden. Or la decima luna sarà, s’io non m’inganno,
Il cuore un dì mi sento assalir da un affanno.
Dal cor in pochi istanti parvemi a poco a poco
Stendersi per le membra, e dilatarsi un foco.
Sentomi il capo acceso, tremo, mancar mi sento,
Più non mi reggo, e credo morire in quel momento.