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IL CAVALIER DI SPIRITO 303

SCENA IV.

Il Conte e la suddetta.

Conte. Eccomi al vostro cenno obbediente e presto.

Florida. A tanta gentilezza tenuta io mi protesto.
Conte. Che avete a comandarmi?
Florida.   Vi supplico, sedete.
Conte. Lo fo per obbedirvi.
Florida.   Questo foglio leggete.
(gli dà la lettera di don Flavio)
Conte. (Legge piano.)
Oh povero don Flavio! verrà glorioso in cocchio,
Gli allori vittoriosi mirando senza un occhio.
Florida. Vi par degno di scherzo l’evento sfortunato?
Conte. Questo de’ militari è avvenimento usato.
Chi torna senza un braccio, chi vien ferito in testa,
E un gioco è di fortuna la vita che gli resta.
Florida. Meglio per lui, che fosse ito glorioso a morte.
Conte. Meglio per lui? Non pensa così vostro consorte.
Florida. Per me non ho più sposo.
Conte.   Perchè?
Florida.   Vien difformato.
Conte. Un occhio non è niente, se il resto ha preservato.
Pensate voi, per essere privo di una pupilla,
Non vederà per questo il bel che in voi sfavilla?
Scacciate pur, signora, dal cuor sì fatto duolo;
Per dir che siete bella, gli basta un occhio solo.
Florida. L’occhio fors’anche è il meno. Leggete quel ch’ei dice:
Mezza la faccia ha guasta il misero infelice.
Conte. E per questo, madama, vi par che importi molto?
Nell’uomo la bellezza non contasi del volto.
È la virtù, è il costume, è il cuor che in noi si ammira,
Per cui la donna saggia accendesi e sospira.
Pregio è del vostro sesso beltà caduca e frale;
Nell’uomo la bellezza è cosa accidentale.