Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XIV.djvu/330

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322 ATTO QUARTO
Florida.   Al suol va lacerato.

(straccia la lettera)
Flavio. Così stracciar potessi colei che ti ha vergato.
Florida. Qual ti calpesta il piede, del mio disprezzo in segno,
Potessi calpestare il cuor di quell’indegno.
Flavio. Ritornerò lontano da questo ciel protervo.

SCENA VIII.

Gandolfo ed i suddetti.

Florida. Fattor, partire io voglio. (a Gandolfo)

Flavio.   Chiamatemi il mio servo.
(a Gandolfo)
Gandolfo. Il pranzo è preparato.
Florida.   No, no, facciam di meno.
Flavio. Possa, qualor si ciba, mangiar tanto veleno.
Il mio servo, vi dico. (a Gandolfo)
Gandolfo.   Subito.
Florida.   Alla partita
Sian pronti i miei cavalli, voglio esser servita.
Gandolfo. Signora...
Florida.   Immantinente... (a Gandolfo)
Flavio.   Più tollerar non posso.
(a Gandolfo)
Gandolfo. Sì, saranno serviti. (Hanno il diavolo addosso).
(da sè, e parte)

SCENA IX.

Donna Florida, don Flavio, poi Gandolfo ed il Servitore del suddetto.

Flavio. Libertà mi chiedeste? La libertà vi rendo.

Florida. La libertà concessami senza esitar mi prendo.
Flavio. Ma chi ardirà sposarvi, morrà per le mie mani.
Florida. Vorrei che mi venisse da maritar domani.