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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 155
Foligno. (Che tu sia benedetta!)

Conte.   (Non mi credeva mai)
Di faticar cotanto; ma ho guadagnato assai.
Finora ai miei disegni sol per metà si è arresa.
Spirito non mi manca per terminar l’impresa). (parte)
Foligno. Io starei giorno e notte ad ascoltarla attento;
Che giovane di garbo! che bel temperamento!
Crediam che ve ne siano dell’altre come lei?
Io credo che ogni sette, se ne ritrovin sei. (parte)

SCENA V.

Sala con tavola preparata.

Cammilla e Rinaldo.

Cammilla. Dunque, signor fratello, per esser maritata

Deggio aspettar l’assenso aver da mia cognata?
E s’ella per il solito di contradir si oppone,
Non troverò nessuno che facciami ragione?
Noto vi è il mio costume: sapete ch’io non soglio,
Quando gli altri dispongono, dir voglio, e dir non voglio.
A Dorotea medesima per obbligo ed affetto
Mostrato ho all’occasione la stima ed il rispetto.
E se di madre il carico per cortesia si piglia.
Vivere può sicura, ch’io le sarò qual figlia.
Ma se cangiar si vede1senza ragione alcuna,
Perdere non intendo per lei la mia fortuna.
L’ho detto al genitore, lo dico a un mio germano,
Ricorrerò a chi spetta, se mi querelo in vano.
Rinaldo. A ragion vi dolete, lo vedo e lo confesso.
Lo confessa e lo vede il genitore istesso.
Ora il conte Alessandro posto si è nell’impegno
Della femmina altera di moderar lo sdegno.

  1. Così l’edd. Guibert-Orgea«, Zatta ecc. Nell’ed. Pitteri si legge: Ma cangiar si vede ecc.