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LA DONNA BIZZARRA 311
Armidoro. Ma respirar lasciatemi, lasciatemi sedere,

Un’ora ho camminato, cercando il parrucchiere;
L’ho ritrovato alfine, meco è venuto insieme.
Contessa. Io voglio il Cavaliere, e subito mi preme.
Armidoro. Ma non avete alcuno, che vada a rintracciarlo?
Contessa. Non ho altri per ora, andate a ritrovarlo.
Via, vi fate pregare? siete un gran bell’amico!
Voi non valete un diavolo, l’ho detto, e lo ridico.
Che serve, che venghiate a far lo spasimato,
Se alle mie distinzioni vi dimostrate ingrato?
Quando dei buoni amici non posso assicurarmi,
Non serve tutto il giorno che vengano a seccarmi.
Armidoro. Via, non andate in collera, ad obbedirvi andrò.
Contessa. Se voi sarete buono, so io quel che farò.
Armidoro. Per compassione almeno datemi una manina.
Contessa. Eccola qui, tenete. (gli dà la mano, sostenuta)
Armidoro.   Addio, la mia regina.
(le bacia la mano con rispetto, e parte)

SCENA IV.

La Contessa, poi la Baronessa.

Contessa. Quasi mi fa da ridere. Povero disgraziato,

È un uomo di buon core, ma è proprio sfortunato.
Qualche volta vorrei trattarlo con dolcezza,
Ma non so di buon animo usargli una finezza.
Pure non voglio perderlo, perchè, per dir il vero,
Fra quanti che mi trattano, è forse il più sincero.
Baronessa. Posso venir. Contessa?
Contessa.   Anzi mi fate onore.
(Vuò principiare adesso a maneggiar quel core).
Baronessa. Quanto mi è dispiaciuto sentir che il padre mio
Non si acchetava mai; ero arrabbiata anch’io.
E voi siete più in collera?