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IL RICCO INSIDIATO 95

SCENA XII.

Raimondo e detti.

Raimondo. Le mercanzie, signore. (al Conte)

Conte.   Tutte son sequestrate.
Ecco il notar; chiedetegli se sia la verità.
Raimondo. Come? (al notaro)
Notaro.   Tutto finora spetta all’eredità.
E quel che pretendete, un dì vi sarà dato,
Quando lo proverete davanti al magistrato.
Raimondo. Testimon Bigolino.
Notaro.   Il servitor non prova.
Raimondo. Lo dirà il signor Conte.
Notaro.   Il testimon non giova.
Raimondo. Io sono responsabile. Pagar devo i mercanti.
Notaro. Questa è la ricompensa che mertano i birbanti.
Raimondo. Povero me!
Conte.   Soffrite, se aveste il reo disegno
D’ingannarmi d’accordo col servitore indegno.
Tutti mi teser lacci nel mio felice stato;
Io son, reso infelice, da tutti abbandonato.
La germana, il cognato, gli amici, i servitori.
Tutti si son scoperti mendaci insidiatori.
Da voi, donne gentili, posso sperar pietà?
(a Rosina e Brigida)
Brigida. Quel che avete dal padre, in che consisterà? (al Conte)
Conte. In pochissime entrate, che non arriveranno
A rendermi di frutto dugento scudi all’anno.
Rosina. Sono pochi davvero. (piano a Brigida)
Brigida.   Son pochi veramente.
(piano a Rosina)
La signora Contessa non vi darà niente? (al Conte)
Livia. Io dovrò in ogni cosa dipender dal marito.
Emilio. Vi consiglio, signora, cercare altro partito. (a Brigida)