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174 ATTO QUARTO
Marinetta. E pur a vostra fia el gh’ha dà un aneletto.

Lucietta. Dasseno! Chi l’ha ditto? Vardè che bel soggetto!
Marinetta. Perchè torlo?
Bettina.   Nol val gnanca diese ducati.
Lucietta. I crede mo sti siori... Va là! poveri matti!
Se mia fia ghe tendesse, la perderia el concetto.
Ferdinando. Grazie delle finezze.
Lucietta.   (Oh siestu maledetto!)
Bettina. (Alo sentio?) (a Lucietta)
Marinetta.   (Gh’ho a caro).
Lucietta.   Perchè no alo tasesto?
Bisognava star là, che l’averia godesto.
Lo savevimo tutte che el giera in quel canton.
L’ho visto, me n’ho incorto, col xe vegnù in scondon1.
E ho dito quel che ho dito per far vogar2 Marina.
Ho volesto far scena. No xe vero, Bettina?
Bettina. Siora sì.
Felice.   (Oh che galiotta!)
Marinetta.   Voltè quella brisiola3.
Ferdinando. Sì, anch’io vi ho conosciuto colla vostra figliuola,
Questa mattina in maschera in foggia differente,
E ho detto quel che ho detto sincerissimamente.
Lucietta. Dasseno?
Ferdinando.   In verità.
Lucietta.   Da cavalier, la godo.
Ferdinando. Piacciono i begli spiriti ancora a me, sul sodo.
Felice. A monte, a monte tutto; anemo, cossa femio?
Me sento a sgangolir4. Magnemio o no magnemio?
Marinetta. Andè a avvisar sior’amia. (ad un servitore)
Felice.   Me balla le buele.
Marinetta. No se ghe vede più. Impizzè le candele.
(ad un servitore)

  1. Di nascosto.
  2. Per far arrabbiare: v. Boerio.
  3. «Voltate il discorso»: Cameroni. Brisiola, braciola.
  4. «Languire di fame»: Cameroni.