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LA SCUOLA DI BALLO 459
Nelle introduzion dei ballerini,

Che pagar si poteva a peso d’oro.
I poetici scherzi peregrini
Di Venere, di Giove e di Nettuno,
Son cambiati in Pandori o mattaccini.
Immaginar più non si vede alcuno
Reggie, macchine, altari, o cose tali,
Perchè di ciò non è capace ognuno;
E si vedon talora i principali
In una sala riccamente adorna
Portar vanghe o altre cose manuali.
E se un po’ di buon gusto non ritorna,
Sul teatro vedrem probabilmente
Anche il fornaio, che la pasta inforna.
Conte. Voi, madama, parlate saviamente;
Ma il gusto d’oggi non è quel di pria,
E quel si fa, che suol gradir la gente.
Come il ballo variò la poesia,
E la buona commedia all’uso antico,
Non si sa a’ nostri dì che cosa sia;
E se qualcuno del buon gusto amico
Provasi riformare il mal costume,
Presto si fa l’universal nemico.
Per un poco si soffre il nuovo lume,
Ma presto sembra quella fiamma oscura,
E si apprezzan le vampe del bitume;
E ciaschedun che secondar procura
Il volubile genio delle genti,
È forzato cambiar stile e natura.
E voi, che delle femmine prudenti
Nel novero volete esser compresa,
Regolate coll’uso i bei talenti.
Non vi mostrate di dispetto accesa.
Se manda il pranzo un cavalier d’onore,
Nè vi rincresca sparmiar la spesa;