Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVI.djvu/62

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56 ATTO TERZO
Conte. La ballerina?

Riccardo.   Oibò.
Conte.   La musica?
Riccardo.   Nemmeno.
È una che può rendervi di giubbilo ripieno.
Conte. Farmi potria contento la semplicetta e bella
Che ho veduto stamane.
Riccardo.   Corpo di bacco! è quella.
Conte. Rosina?
Riccardo.   Con sua madre viene a pranzar con voi.
Conte. Come mai questa cosa?
Riccardo.   Come? chi siamo noi?
Tosto di qua partito, curioso, impaziente,
Andai per ritrovarla. Battei arditamente.
Chieser cos’io voleva; mostrai qualche premura.
L’uscio mi venne aperto, ed io suso a drittura.
Dopo tanti discorsi, alfine ho persuasa
La madre e la figliola venire in vostra casa,
Dicendole con arte, che dare si potrà
Che la beila ragazza non esca più di qua.
Conte. Come? la lusingaste ch’io prendere la voglia?
Riccardo. Non so quel che abbia detto; ci caverem la voglia
Di ridere ben bene, e poi se ne anderanno.
Conte. Non vorrei che lo scherzo finisse in un malanno.
Che dirà mia germana, se vien codesta gente?
Riccardo. Le daremo ad intendere, ch’ella è una mia parente.
Conte. Compatitemi, amico, non si opera così.
Riccardo. Che? vi perdete d’animo? Coraggio.... eccole qui.

SCENA VI.

Rosina, Brigida ed i suddetti; poi un Servitore.

Conte. (Sono nel bell’impegno!) (da sè)

Riccardo.   Servo di lor signore.
(a Rosina e Brigida)