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66 ATTO QUARTO
Livia. Il Conte mio fratello è un uomo di buon gusto.

Conte. Dubito che provato ne abbiate del disgusto. (a Livia)
Livia. Perchè? se son persone di carattere onesto...
Conte. Oneste e civilissime; vel dico e vel protesto.
Son povere, per altro non vi è nulla che dire.
Emilio. Chi è povero nel mondo, devesi compatire.
Se la figliuola è onesta, per me son persuaso
Ch’ella, Conte amatissimo, sarebbe il vostro caso.
Conte. Voi che dite, sorella?
Livia.   Dico che il ciel vi ha dato
Tanto ben, che vi basta per vivere in buon stato.
Non avete bisogno di moglie danarosa;
Basta che sia civile, onesta ed amorosa.
Conte. Dunque mi lodereste sposar questa signora.
Livia. Fate ch’io la conosca; non l’ho veduta ancora.
Emilio. Andiamo a riverirla.
Conte.   In camera serrata
Colla sua genitrice per ora è ritirata.
Livia. Attenderò impaziente ch’escano dalla stanza;
Procurerò con esse supplire alla mancanza;
A lor chiederò scusa d’essermi ritirata,
E tratterò la giovane da amica e da cognata. (parte)
Emilio. Ed io con chi volesse parlar diversamente,
Dirò che vi portaste da savio e da prudente.
in altro un si riporta, farlo in questo non lice;
Dee soddisfarsi il genio per vivere felice.
Alfin chi vi consiglia è amico ed è cognato....
Appunto nella sala vi aspetta l’avvocato.
Di quel che fra noi passa, non dissi a lui niente;
Se voi l’informerete, la cosa è più innocente.
E un uom che per il giusto sol vi consiglierà;
Fatel venire innanzi, vi lascio in libertà. (parte)