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PAMELA MARITATA 153

Isacco. Si è messa a piangere, e non ha risposto.

Bonfil. Ah sì, Pamela più di me non si fida; teme ch’io abbandoni suo padre. Lo tien nascosto. Sa il suo demerito, e mi fa il torto di credermi vendicativo1. Andrò io medesimo a rintracciarlo. (in atto di partire)

Miledi. Mirate il Cavaliere, che viene a noi frettoloso; sentiamo che novità lo conduce2. (a Bonfil, che si ferma)

SCENA VI.

Il Cavaliere Ernold e detti.

Ernold. Milord, la sapete la novità?

Bonfil. Di qual novità v’intendete?

Ernold. Il conte d’Auspingh, padre della vostra Pamela, trasportato, cred’io, dalla disperazione, è andato egli stesso a manifestarsi alla Corte, e a domandar giustizia per la figliuola, col sagrifizio della propria persona.

Bonfil. E l’ha potuto far senza dirmelo? Così mal corrisponde all’amoroso interesse che per lui mi presi? Confida forse in milord Artur? Sprezza così la mia protezione? Ah sì, la figlia ingrata ha sedotto anche il padre. Questo novello insulto mi determina al risentimento. Vadasi a precipitar quest’indegni3. (in atto di partire)

Miledi. Dove andate. Milord?

Bonfil. Alla regia corte.

Miledi. Non vi consiglio di andarvi.

Bonfil. Perchè?

Miledi. Perchè, se si sapesse il fatto della pistola...

Bonfil. Andate al diavolo ancora voi. Tutti congiurano ad inasprirmi. Son fuor di me. M’abbandonerò alla più violenta risoluzione. (parte)

  1. Ed. cit.: Sa il suo demerito e mi fa torto. Credemi vendicativo.
  2. La cit. ed. aggiunge: «Falloppa. Se il diavolo fa che questo vecchio ci sia, mi aspetto un carico di bastonate».
  3. Segue nella cit. ed.: «Falloppa. Signore. B. Che cosa vuoi? F. C’è non c’è? B. Vattene, temerario, minacciandolo. F. parte timoroso. B. Si pentiranno d’avermi offeso, in atto di partire. Mìledi. Dove andate, Milord? ecc.».