Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/171

Da Wikisource.

PAMELA MARITATA 161

Pamela. E pure, se mi permetteste parlare... (torna un passo indietro)

Bonfil. (Come sopra.)

Pamela. (Pare che senta pietà di me. Oh cielo! dammi coraggio. Che può avvenirmi di peggio? Si tenti d’impietosirlo). (si accosta a Milord, e s’inginocchia vicino a lui, ed egli non se ne avvede)) Signore.

Bonfil. Oimè. (voltandosi, e vedendola)

Pamela. Caro sposo...

Bonfil.1 Andate via. Giuro al cielo, mi volete provocare agli estremi. Sì2, indegna dell’amor mio. Vattene, non voglio più rivederti.

Pamela. (Sì alza e s’incammina mortificata.)

Bonfil. (Ah infelice!)

Pamela. (Sì volta verso Milord.)

Bonfil. Andate, vi dico.

Pamela. (Mortificata parte.)

SCENA XIV.

Milord Bonfil, poi monsieur Longman3.

Bonfil. Guai a me, se mi trattenessi a pensarvi. Costei ha lo stesso poter sul mio cuore. I suoi sguardi, le sue parole avrebbero forza di nuovamente incantarmi. No, no, ho stabilito di ripudiarla4. Ma troppo lungamente ho fatto aspettare nell’anticamera l’uffìziale del segretario di stato. Non vorrei che se ne offendesse. Ehi. Chi è di là?

Longman5. Signore. (viene da quella parte dov’è entrata Pamela, e viene asciugandosi gli occhi, mostrando di piangere.)

Bonfil. Dite a quel ministro, che passi.

Longman. A qual ministro, signore? (come sopra)

Bonfil. Non vi è in anticamera un uffiziale della segretaria di stato?

  1. Nella cit. ed. la didascalia qui aggiunge: alterato.
  2. Ed. cit.: Sei.
  3. Nella cit. ed. esce Falloppa, invece di Longman.
  4. Ed. cit.: di abbandonarla. È un’infedele. Ho stabilito di ripudiarla ecc.
  5. Nella cit. ed. esce invece il servo Falloppa.