Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/224

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212 ATTO PRIMO

Lucrezia. Mi farà grazia.

Beltrame. Vuol passare nella sua camera?

Lucrezia. Il letto non è rifatto. Lo riceverò qui.

Beltrame. Come comanda. La sala è propria. Vado a dirgli che entri.

Lucrezia. Eh, dite. È ricco?

Beltrame. È persona comoda.

Lucrezia. È generoso?

Beltrame. In questo poi non so che dirle. Lascio a lei la cura di sperimentarlo. (parte)

SCENA VIII.

Lucrezia, poi il Conte Lasca.

Lucrezia. In un paese nuovo avrei bisogno di poter far capitale di qualcheduno. Per conto di Carluccio so chi è, vi è poco da sperare. Molto fumo, e pochissimo arrosto.

Lasca. Servitor umilissimo della signora.

Lucrezia. Serva sua riverente.

Lasca. Scusi se mi ho preso l’ardire....

Lucrezia. Anzi mi ha fatto grazia il signor cavaliere.... si accomodi. (siedono)

Lasca. Ella è fiorentina, a quel che mi dicono.

Lucrezia. Per servirla!

Lasca. E il suo nome1 è Lucrezia.

Lucrezia. Sì, signore, Crezzina per obbedirla.

Lasca. È molto tempo, ch’ella fa questa professione?

Lucrezia. Scusi, non può essere molto tempo. A poco presso, ella può vedere dalla mia età.... Non ho cantato che a Pisa. Volevano subito fermarmi per Livorno, ma io ho voluto escire dal mio paese, e desidero di farmi sentire in Venezia.

Lasca. Se volete una buona recita, spero non mi tarderà l’occasione di potervela procurare o in Venezia, o in Lombardia,

  1. Ed. Zatta: Il suo nome ecc.