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L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE 217

Lasca. Bravo; così mi piace. Conducetelo qui. La signora Lucrezia canterà senza alcuna difficoltà, e stupirà il Turco sentendo quella bellissima aria:

               " Spiegando i suoi lamenti
               " Sen va la tortorella.

Lucrezia. (Or ora mi fa venire il moscherino davvero, davvero).

Nibio. Vado a veder se lo trovo, e subito qui lo conduco.

Lucrezia. Se verrà, sarà ben ricevuto; ma mi dispiace che il cembalo è scordato. Signor Conte, favorisca almeno mandarmi un cembalaro ad accordare il mio cembalo.

Lasca. Sì, sì, lo manderà il signor Nibio. Queste cose appartengono a lui. Egli è pratico; egli conosce.... Mandate un cembalaro a madama. (a Nibio)

Lucrezia. (Spilorcio cacastecchi!)

Nibio. Lo manderò immediatamente. Vado a cercare del Turco, e vado subito, perchè la cosa è gelosa, e questo dovrebbe essere un buon negozio anche per me; spero imbarcarmi anch’io per direttore dell’opera, e fra l’onorario e gli incerti, se le cose van bene, spero ritornar ricco in Italia, e di poter far l’impresario. Chi ha preso il gusto del teatro una volta, non sa staccarsene finchè vive, ed io, se alfln dei conti resterò senza niente, pazienza, non potrò finire che come avrò principiato. (parte)

SCENA X.

Il Conte Lasca e Lucrezia.

Lasca. Mi consolo, signora, d’avervi procacciata una buona occasione.

Lucrezia. Gli sono obbligatissima, ma il favore, per dir la verità, non gli è costato una gran fatica.

Lasca. Ecco, voi cominciate di già ad essere riconoscente alla vostra foggia. Vi pare che io abbia fatto poco, ad essere stato cagione che una persona, che mi conosce, vi preferisca. Ma di ciò non me ne ho punto a male. Conosco perfettamente