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L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE 257

Lasca. E voi, signora Annina?

Tognina. Aspetti, aspetti... Viaggi pagati, e quartiere?

Lasca. Ci si intende. Questo è per tutti. Li accettate?

Tognina. Li accetto. (mortificata)

Alì. Bravo, Conte; star bravo.

Lasca. A voi, signora Annina.

Annina. Per terza donna?

Lasca. E per ultima parte, se occorre.

Annina. Una virtuosa della mia sorte?

Lasca. Ne ho dieci, che mi pregano.

Annina. E quanto mi vuol dare? (mortificata)

Lasca. Cento zecchini.

Annina. A una donna del mio merito?

Lasca. O dentro, o fuori.

Annina. Pazienza! li accetterò.

Lasca. Tutto è fatto. Tutto è finito. (ad Alì)

Alì. Bravo, Conte, tu meritar far bassà, far visir.

Lasca. Ehi, della locanda. (viene un servitore) Portate subito penna, carta e calamaio. (servitor parte) Faremo subito le scritture.

Lucrezia. E quando sarà la nostra partenza? (al Conte)

Lasca. Dite voi, signor Alì, quando credete di dover partire?

Alì. Nave star alla vela. Domattina voler partir. Tutta compagnia venir casa mia, domattina buon’ora. Portar tutta roba per imbarcar peota, e andar bordo aspettar buon vento.

Lasca. Voi avete capito. (alle donne) Egli vi aspetta domani di buon mattino. Oh, ecco il servitore. Favorisca, signora prima donna, venga ella a sottoscriver la prima. (Il Conte e Lucrezia vanno ad un tavolino, che è in fondo alla scena, ed il servitore porta l’occorrente per iscrivere, poi parte.)

Tognina. Povero signor Alì! mi dispiace infinitamente per lei. Parlo sinceramente, senz’invidia e senz’interesse, ma parlo per la verità. Ella ha una prima donna, che vuol far la rovina della sua impresa. Che cosa ne dite, signora Annina? sentirà che canchero. Se quella donna incontra, voglio perdere un occhio. (ad Alì)