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L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE 267


SCENA V.

Lucrezia da viaggio con un cane, un Servitore con un pappagallo ed un gallo; e detti.

Lucrezia. Serva di lor signori. Perdonino di grazia. Mi hanno forse aspettato?

Carluccio. Niente, la mia cara gioia, la mia dea, la mia principessa. Voi siete la prima donna, e potete farvi aspettare.

Annina. (Credo ch’ei la burli).

Tognina. (Sì, sì, la prima donna! Quando saremo alle Smirne).

Annina. (Oh maladetta! Il pappagallo!)

Tognina. (La gatta!)

Lucrezia. L’impresario dov’è?

Maccario. È sortito, e non è ancora tornato.

Lucrezia. Perchè farmi venir qui ad aspettarlo? Prima d’andare in mare, voglio saper un poco quale abbia da essere nella nave il mio posto.

Tognina. Oh, prenderà per lei un bastimento apposta, una nave da guerra.

Lucrezia. Non ho parlato con voi, signora, e non vi rispondo.

Carluccio. Per me voglio la camera del capitano, e mi contento di dividerla con voi. (a Lucrezia)

Lucrezia. Sarà bene che stiamo vicini.

Carluccio. Senza dubbio. Siete la mia prima donna, siete la mia regina; noi dobbiamo stare lontani dalla turba volgare.

Tognina. (Dite davvero?) (piano a Carluccio)

Carluccio. (Non dubitate). (a Tognina)

Annina. (Parlate voi sul sodo?) (piano a Carluccio)

Carluccio. (Non temete, sono per voi). (ad Annina) (Ah, tutte queste virtuose sono incantate del mio gran merito e della mia bellezza). (da sè)