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LA GUERRA 405


affetti, ed attribuite l’inganno a corta mente e ad inesperienza di mondo.

Faustino. Anzi la dubbietà ragionevole del vostro cuore giustifica la premura che di me avete, e lungi dal lamentarmene, vi ringrazio, o mia cara, di una sì segnalata bontà.

Florida. Ma quando poss’io sperare di rivedere il mio genitore?

Faustino. Ciò non so dirvi precisamente. Spedito fu don Ferdinando dal generale a interpellare la sua intenzione. Se trovasi in necessità di doversi arrendere, si proporranno i capitoli della resa, e quanto prima potrete essere consolata.

Florida. Speriamo che sia terminata la guerra?

Faustino. Sì, certo; si hanno fondamenti per credere che non sia lontana la pace.

Florida. Deh non ritardi quel momento per me felice, in cui possa gettarmi a’ piedi del caro mio genitore, e chiedergli in dono la permission di potervi amare.

Faustino. E s’egli ve lo negasse, lasciereste per ciò d’amarmi?

Florida. So quanto amore ha per me, e mi lusingo a ragione della sua pietosa condiscendenza.

Faustino. Ma se mai l’avversione concepita contro di noi, che componiamo un’armata nemica, lo stimolasse a negarvi la grazia, che fareste voi in simil caso?

Florida. Morirei di dolore; ma prendendo l’esempio dalla vostra istessa virtù, anteporrei il dovere all’amore, e studierei di obbedire al padre con quella stessa costanza con cui sareste voi disposto ad assalirlo sulle mura nemiche.

Faustino. Sì, donna Florida, con tai sentimenti piucchè mai mi piacete. È troppo vile quella passione che può soffrire il rossore, ed è l’amor virtuoso la vera consolazione delle anime delicate.

Florida. Il mio cuore per altro desidera trovar il padre a’ suoi desideri secondo.

Faustino. Non cede l’animo mio alle premure del vostro, e vo cogl’interni voti sollecitando il mio bene.

Florida. Or più che mai desidero di rivedere il padre.

Faustino. Or più che mai desidero la conclusion della pace.