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58 ATTO SECONDO

Fulgenzio. (Possa parlare per l’ultima volta). (come sopra)

Eugenia. Mi spiacerebbe che avesse da disgustare la sua signora cognata.

Fulgenzio. Lasciate star mia cognata. (acceso di collera)

Eugenia. Oh oh, quel bravo signore che non va più in bestia!

Fulgenzio. (Non posso resistere). (da sè, e tira fuori il fazzoletto)

Eugenia. Non dubiti, che avrà finito di arrabbiarsi per me.

Fulgenzio. (Straccia il fazzoletto coi denti.)

Eugenia. Mi duole del tempo che ha gettato con una pazza.

Fulgenzio. (Segue a stracciare il fazzoletto.)

Eugenia. Ma si consoli, che dormirà i suoi sonni.

Fulgenzio. (Tira fuori nascostamente un coltello.)

Eugenia. (Povera me!) Eh dico, signor Fulgenzio. (timorosa, vedendo il coltello)

Fulgenzio. Che vuol da me?

Eugenia. Cos’avete in mano?

Fulgenzio. Niente.

Eugenia. Voglio vedere.

Fulgenzio. Non ho niente, vi dico.

Eugenia. Non facciam ragazzate.

Fulgenzio. All’onore di riverirla. (in atto di partire)

Eugenia. Fermatevi.

Fulgenzio. Ha qualche cosa da comandarmi?

Eugenia. Che c’è in quella mano?

Fulgenzio. Niente. (mostra la mano vuota)

Eugenia. In quell’altra.

Fulgenzio. Niente.

Eugenia. Non facciamo scene, vi dico.

Fulgenzio. Che scene, che scene? Le fa ella le scene. Io non faccio scene.

Eugenia. Mettete giù quel coltello.

Fulgenzio. Che cosa vi sognate voi di coltello?

Eugenia. Che serve? Non mi fate arrabbiar d’avvantaggio, datelo qui. (si accosta per averlo)

Fulgenzio. Che cosa credete voi ch’io voglia fare di questo coltello?