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LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA 137


Leonardo. Eppure vi sono di quelli che volentieri si sentono rimproverare, e prendono qualche volta i rimproveri per segni d’amore.

Giacinta. Tutti pensano diversamente; ed io non amo le affettazioni.

Leonardo. Ora che so il genio vostro, mi affannerò molto meno nella premura di rivedervi.

Giacinta. Siete padrone d’accomodarvi, come vi pare.

Costanza. (Ho paura che voglia essere in loro un matrimonio di poco amore). (a Rosina)

Rosina. (Sì, sarà un matrimonio più per impegno che per inclinazione), (a Costanza)

SCENA X.

Sabina, servita di braccio da Ferdinando, e detti.

Tognino. (Ehi, la vecchia). (a Rosina)

Rosina. (La vecchia). (a Costanza)

Costanza. (Sì, col suo amorino). (a Rosina)

Sabina. Serva umilissima di lor signori.

Vittoria. Serva sua, signora Sabina.

Costanza. Riverisco la signora Sabina.

Rosina. Come sta la signora Sabina?

Sabina. Bene, bene, sto bene. Che bella compagnia! Chi è quel giovanotto? (accennando Tognino)

Tognino. Servitor suo, signora Sabina.

Sabina. Vi saluto, caro: chi siete?

Rosina. Non lo conosce? È il figliuolo del signor dottore.

Sabina. Di qual dottore?

Costanza. Del medico; del nostro medico.

Sabina. Bravo, bravo, me ne consolo. È un giovanetto di garbo. È maritato? (a Rosina)

Rosina. Signora no.

Sabina. Quanti anni avete? (a Tognino)

Tognino. Sedici anni.

Sabina. Perchè non ci venite mai a trovare?