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LA SCOZZESE 195


Lindana. Lo sai veramente, ch’egli mi ami?

Marianna. Lo so di certo.

Lindana. Te l’ha egli detto?

Marianna. Qualche cosa mi ha detto.

Lindana. Vedi, ingrata! Lo vedi se posso crederti? Tu hai ragionato di me lungamente con essolui, e me lo volevi nascondere. Ciò mi mette in maggior sospetto. Tremo che tu gli abbia svelato l’esser mio, le mie contingenze.

Marianna. No certo, signora. Assicuratevi che non l’ho fatto; ma se fatto l’avessi, scusatemi, sarebbe egli sì gran delitto?

Lindana. Ah! sarebbe lo stesso che volermi perduta, sagrificata. Marianna, tu sei sul punto di rovinarmi, se non l’hai fatto a quest’ora. Ah sì, per maggiormente impegnarti a sì premuroso silenzio, odi le conseguenze che ne verrebbero dalla tua imprudenza.

Marianna. (Io principio a tremar davvero).

Lindana. Tu sai le disgrazie della mia famiglia.

Marianna. Le so pur troppo.

Lindana. Sai tu l’origine che le ha prodotte?

Marianna. Intesi dire da voi medesima, che il vostro genitore sia stato esiliato per sospetto di ribellione; ma non mi diceste più di così.

Lindana. Sì, fu il povero padre mio condannato per un sospetto suscitato da un’antichissima inimicizia fra la famiglia nostra e quella di milord Murrai. Nacque l’astio fra le due case fin da quel tempo, in cui si trattò l’unione dei due regni sotto un solo governo; e furono allora di sentimento diverso, e mantennero sempre fra loro un implacabile odio. Milord Murrai, padre di quello che mi ama e non mi conosce, mandato dal Parlamento in Iscozia, colse la congiuntura di alcuni torbidi di quel regno, e gli riuscì di far comparire mio padre il protettore de’ malcontenti. Si salvò il mio genitor colla fuga. Sono sei anni ch’egli si rifugiò nell’America; e dopo che mancò di vita l’addolorata mia genitrice, più non ebbi di esso novella alcuna. Spogliata dal fisco de’ nostri beni, perduta la cara madre, la