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LA SCOZZESE 197

Lindana. Ti ha ella dato il solito prezzo?

Marianna. Me l’ha dato... cioè, non me l’ha dato, ma me lo darà.

Lindana. L’ha dato, o non l’ha dato? Mi pare che ti confondi.

Marianna. Tutto effetto, signora, della parte ch’io prendo nelle vostre disgrazie.

Lindana. Sai pure in qual estremo bisogno ci ritroviamo. Perchè non pregarla di pagarti subito sì picciola somma?

Marianna. Per non farle sapere che voi siete in tale necessità.

Lindana. Ma non si è fra di noi concertato, che tu dicessi essere cosa tua, e che ti preme il danaro per ispenderlo in cosa di tua occorrenza?

Marianna. È vero.

Lindana. Gliel’hai tu detto?

Marianna. Mi pare di sì.

Lindana. Ti pare? Che modo è questo? Ti pare?

Marianna. Anzi gliel’ho detto certissimo. (Propriamente le bugie non le so ben dire).

Lindana. Va dunque, va nuovamente a pregarla. Io non ho coraggio di farmi provveder da Fabrizio, se non gli pago il conto de’ due giorni passati.

Marianna. Ma egli lo fa assai volentieri; vi prega anzi di ricevere...

Lindana. No, no; fra le mie sventure non ho altra consolazione, che quella di poter nascondere le mie miserie. Se si sapesse l’estrema mia povertà, cadrei facilmente in dispregio delle persone; e chi sa qual giudizio e quai disegni si formerebbero sopra di me.

Marianna. (Oh lingua! oh linguaccia! che cosa hai fatto?)

Lindana. Va, cara, sollecita a farmi questo piacere. Ti aspetto nelle mie camere.

Marianna. Vado subito. (Povera me! io non so in che mondo mi sia). (parte)