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LA SCOZZESE 247


sorte; e poichè v’offre il giovane Murrai la sua mano, mi scordo gli odi, mi dimentico degl’insulti, e vi concedo la libertà di sposarlo.

Lindana. Oh adorato mio genitore!

Milord. Oh cieli! avrò finito anch’io di penare.

Fabrizio. Il cuore mi si spezza dall’allegrezza.

Friport. Buon galantuomo: buona giovane: buon amico.

Conte. Ma come sperate voi di sottrarmi dalle perquisizioni della Giustizia? (a Milord)

Milord. Pochi giorni mi bastano. Ho prevenuto il real ministro: egli è ben persuaso della vostra innocenza. Solo che il Re s’informi, assicuratevi della grazia; ma vuole il rispetto che vi celiate per ora.

Friport. Amico, io parto per Cadice: la notte è vicina; l’imbarco è pronto; venite con me, e non temete. (al Conte)

Conte. Il consiglio è opportuno. Vi starò finche sia la grazia ottenuta. Figlia, mi stacco da voi con pena; ma sono avvezzo a penare, ed è il presente mio duolo compensato dal giubbilo, dalla contentezza.

Lindana. Ah! non ho cuor di lasciarvi, or che la sorte mi ha conceduto di rinvenirvi.

Friport. Il vascello è comodo; vi potete stare anche voi. (a Lindana)

Lindana. Sì, caro sposo, permettetemi ch’io renda questa testimonianza d’affetto a chi mi diede la vita. Soffrite che da voi mi allontani. (a Milord)

Milord. E non vi rincresce in questi primi momenti allontanarvi da chi vi adora?

Lindana. Doloroso è un tal passo; ma il cielo non è ancor sazio di tormentarmi.

Conte. No, figlia, non permetterò mai che tronchiate il corso alle vostre consolazioni, nè che vi esponiate ai disagi del mare. Restate in Londra col vostro sposo; soffrite per qualche giorno la mia lontananza. La soffrirò ancor io di buon animo. Se non basta il consiglio, vagliavi a persuadervi il comando. Re-